Ventitre giugno 2016. Una data che rimarrà indelebile nella memoria della Gran Bretagna e dell’Unione Europea. Con il 51,9% dei voi il referendum ha sancito la vittoria del “leave” e l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa. Decisione che, a poco più di due settimane dal voto, continua a generare grande incertezza e preoccupazione soprattutto in ambito finanziario ed economico. Dopo il crollo delle borse, in questi giorni si registrano cauti rialzi per le principali piazze europee. Numeri che continuano ad oscillare delineando uno scenario incerto destinato a rimanere tale almeno fino a quando non si capiranno le reali conseguenze della Brexit.
Preoccupano le previsioni di Standard & Poor’s, secondo cui lo shock della Brexit sarà concentrato sul Regno Unito, ma avrà importanti ramificazioni anche nel resto dell’Europa.
Tante sono le considerazioni in materia, ma poche le notizie certe su quello che potrà accadere visto che, almeno per i prossimi due anni, tutto dovrebbe rimanere invariato. Secondo le prime analisi l’impatto immediato che la Brexit avrà sull’economia globale riguarda i mercati finanziari, la valuta delle monete e la fiducia delle imprese e degli imprenditori che è destinata a calare drasticamente. Più difficile, invece, è prevedere gli effetti a lungo termine. I cambiamenti, infatti, dipenderanno da molti fattori e saranno strettamente legati alle scelte effettive dell’Inghilterra. Per quanto riguarda le spedizioni e il flusso delle merci probabilmente ci saranno effetti positivi per le esportazioni, negativi o nulli, invece per il mercato interno. L’uscita dall’Unione Europea, secondo il numero uno del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde intervistato da Le Monde, potrebbe comportare per la Gran Bretagna una riduzione del Pil di una percentuale compresa tra l’1,5% e il 4,5% entro il 2019. Anche l’associazione degli spedizionieri Freight Transport Association si pone le prime domande sulle conseguenze dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea per la supply chain. A cominciare dal libero accesso che la Gran Bretagna non avrà in Europa, un mercato unico che vale quasi 400 miliardi di euro. Fino alle domande sui controlli alle frontiere, sui nuovi accordi doganali tra Londra e Bruxelles, le regole sul trasporto, le questioni legate al carburante e alle tempistiche delle spedizioni che potrebbero variare in base alle nuove norme e procedure per il trasferimento dei prodotti. Questioni che, ancora una volta, non presenteranno risposte certe e concrete almeno per i prossimi mesi.